MICHELANGELO BASTIANI | DIORAMA
a cura di Alessia Carlino
Opening Martedì 13 Dicembre ore 18.30
La Galleria Emmeotto è lieta di presentare  il progetto espositivo dell’artista fiorentino Michelangelo Bastiani, intitolato Diorama.
Durante  il XIX secolo nacquero diversi congegni artistici la cui funzione illusoria era  costruita attraverso un sapiente utilizzo della luce. Il panorama, il diorama,  la lanterna magica, le dissolving views, si misero in concorrenza con le moderne  tecniche scenografiche utilizzate nel teatro, ma con la sostanziale differenza  di ottenere possibili sistemi illusionistici nel mondo figurativo delle  immagini bidimensionali.
Nel 1822 Daguerre e Buton esibirono per la prima volta al pubblico il diorama che divenne immediatamente un successo internazionale. A differenza del suo precedente, il Panorama, questo inedito e eccezionale ingegno si reggeva su un principio illusionistico da scatola ottica. L’illusione non nasceva dalla infinitezza dell’immagine, bensì dalle sue trasformazioni prodotte dalle variazioni di luce.
Michelangelo  Bastiani, attraverso l’utilizzo del contemporaneo ologramma, ripercorre le orme  dell’impresa di Daguerre e Buton. Il suo lavoro consiste nel mettere a  confronto lo spettatore con immagini cinetiche, forme di esposizione  interattiva, ed illusione e spettacolarizzazione di un nuovo e sorprendente uso  delle tecnologie più avanzate.
            Bastiani  pone al centro del suo confronto la natura, spesso la sua indagine lo porta a  ricreare l’effetto dell’acqua, nelle sue derive più effimere, come quando nella  ri – creazione di una cascata cerca di imprimere attraverso sensori di  movimento il passaggio dell’uomo.
            L’artificio  consente di sondare con maggiore forza i fenomeni naturali: nella serie degli  ologrammi l’artista racchiude, in barattoli di vetro, differenti elementi  climatici che catturano lo spettatore nella visione di una scenografia  realistica e coerente.
            Altro  elemento fondamentale del lavoro di Bastiani è la realizzazione di installazioni  site specific. Anche in questo caso l’artista sperimenta gli effetti  dell’interattività digitale, ancora una volta l’acqua è il campo privilegiato  d’indagine: un lago artificiale prende vita in una stanza e grazie alle  tecniche messe in campo dall’artista, lo spettatore diviene parte integrante  dell’opera attraverso la manipolazione delle immagini che consente  un’interazione attiva e partecipe.
Il confronto tra artificio e natura è un nodo centrale nella storia dell’arte: pittori, scultori, architetti nei secoli hanno ricreato il mondo attraverso la lente delle loro opere, Michelangelo Bastiani accetta questa sfida rigenerando l’universo naturale nei meccanismi digitali di ultima generazione, i suoi lavori parlano di un processo futuribile dell’arte, laddove “con l’avvento del multimediale, il museo del XXI secolo diverrà un luogo di animazione culturale permanente e collettivo”, un sogno condiviso che definirà il rapporto interpersonale tra la società e la produzione artistica contemporanea.
Michelangelo Bastiani nasce a Bibbiena (AR) nel 1979. Dopo il diploma all’Istituto d’Arte di Firenze, si laurea all’Accademia di Belle Arti nella sezione di Pittura e Fotografia del Maestro Gustavo Giulietti. Ha vissuto per un periodo negli Stati Uniti, prima in California e poi a New York, attualmente vive e lavora in Toscana. Nella sua carriera può vantare mostre sia in Italia che all’estero. In Europa ha esposto a Parigi, Londra, Francoforte, Oslo e Kiev. Negli Stati Uniti ha presentato i suoi lavori presso il Mana Contemporary Museum di Jersey City, Houston Art Fair, Jim Kempner Gallery, C24 Gallery a Chelsea, nelle fiere di Context New York e Art Miami. Le opere di Michelangelo Bastiani sono video installazioni su grandi schermi, video proiezioni interattive o ologrammi, incentrati in particolare sul tema dell’acqua. L’acqua è stata il nodo dell’indagine dell’artista fin dagli inizi della sua carriera, nella volontà di rappresentare un’arte sempre mutevole e mai uguale a se stessa, caratteristiche che l’elemento porta con sé intrinsecamente. Proprio per la sua natura dinamica, l’acqua ha sempre mantenuto una problematicità rappresentativa, che vuole essere ovviata col tramite della tecnologia d’interazione tangibile, che si interfaccia direttamente con lo spettatore: una cascata non manterrà mai un flusso constante, ma cambierà a seconda del passaggio del pubblico, che entra ad ogni effetto a far parte del processo cinetico dell’opera. Il naturale va, quindi, a confrontarsi con l’artificiale, la forza degli elementi trova rappresentazione in un connubio antitetico, di prigionia della natura per mano dell’uomo ma anche di esaltazione e imprescindibilità dell’uno nei confronti dell’altra.