Evita Andújar – Andrea Pinchi | DELL’AMORE, DEL MITO E DEI MITI PEROSNALI
A cura di Emmeotto Arte
RELAIS RIONE PONTE | ROMA
Via Giuseppe Zanardelli, 20 – 00186
        (visite solo su appuntamento)
Testo critico a cura di Valentina Luzi
“C’e stato un tempo in cui osavo sognare che Miriam e io, superati i novanta, saremmo spirati insieme, come Filemone e Bauci. E allora un munifico Zeus, con un lieve tocco del caduceo, ci avrebbe trasformato in due alberi vicini, coi rami che si sfiorano d’inverno, le foglie che si intrecciano a primavera” – Mordecai Richler, La versione di Barney -
Il mito di Amore e Psiche è  una delle storie d’amore più belle di sempre. A raccontarla, fu, nel II secolo  d.C, lo scrittore latino Apuleio nel suo “Asino d’oro”. Metafora dell’eterna  dicotomia tra razionalità e istinto, tra cuore e mente, ha ispirato i più  grandi letterati, poeti e artisti. Impossibile non pensare a una delle realizzazioni più  sublimi della storia dell’arte: la scultura Amore  e Psiche di Antonio Canova. Ed è proprio da qui che si dipana il fil rouge della doppia personale di  Evita Andújar ed Andrea Pinchi in mostra dal 12 febbraio al Relais Rione Ponte  in collaborazione con Emmeotto Arte.
            Intervenendo sulla  citazione di canoviana memoria, i due artisti reinterpretano, a quattro mani, Amore e Psiche, ognuno con la propria  cifra stilistica, una storia e un mito, e li rendono personali.
Andrea ed Evita sono, indubbiamente, diversi,  la produzione artistica e l’approccio verso la materia sono diversi, ma c’è un  sub-strato importante e fondamentale che li unisce, oltre al rapporto di stima  e amicizia reciproca: dietro ad ogni opera ci sono emozioni, persone, vite e…miti personali, e questa è la prima cosa  che ti colpisce delle loro opere, anche senza sapere nulla di entrambi,  l’empatia è immediata.
            Per Andrea, l’utilizzo di diverse tecniche e il riuso di vari materiali (legni  estratti da strumenti musicali del passato, tracce di piombo, carte, pelli  animali e frammenti di stoffa preservati e conservati durante gli anni in cui  restaurava organi) in unione al bagaglio culturale, che con forza, ironia e  romanticismo si fa spazio tra citazioni dirette e indirette, che attingono  dalla filosofia antica fino al romanzo contemporaneo,  - come non citare l’opera “While Barney sees Miriam on his wedding day”  del 2016 - danno vita ad una poetica elegante e intensa e trovano, di volta in  volta, una nuova storia da vivere e ri-vivere.
            Nella sequenza delle opere in mostra, una  selezione tra lavori di diverso formato degli ultimi anni ed inediti, tutti gli  elementi presenti, astratti e non, vanno a comporre un’architettura geometrica,  ma prepotentemente coinvolgente, da cui scaturisce un racconto fluido, ma allo  stesso tempo complesso,  composto da frammenti  di vita, passioni, sofferenze, crisi, cambiamenti e amori. Le forme, i colori  netti e contrastanti e la materia sono il mezzo per dare voce all’Amore e alla  Psiche, che, in origine, non vuol dire altro che “Anima”. E il cuore, simbolo  grafico universale, diventa per Andrea componente ricorrente, nella sua forma  stilizzata che si presta ogni volta ad una storia diversa.
Nelle opere di Evita, dalla serie Liquidi fino a Stolen Selfie, i protagonisti sono figure umane colte in situazioni intime e private, ma di cui si percepisce una sorta di disorientamento, un’inquietudine dove l’identità e la presenza corporea vacillano in atmosfere dai confini sfumati. La sensazione di vibrazione emotiva si accompagna alle istantanee visive, dove in primo piano c’è uno “scatto” in uno spazio limitato, influenzato dal dinamismo mediatico del nostro tempo. Il soggetto prevale sull’ambiente e ricco di narrativa ci conduce verso quell’intimità che si percepisce quasi come “nostra” e con cui è impossibile non entrare in connessione. La padronanza della gestualità pittorica della luce e del colore, in una danza d’intensità cromatiche, risponde al mondo in continuo cambiamento e allo scorrere veloce delle cose con un effetto di liquefazione dell’immagine. I momenti “instagrammabili” senza dettagli precisi ci riportano a ricordi, storie di vita, attraverso una traduzione di pensieri e un’ investigazione profonda delle anime che vivono e con-vivono nelle opere.
La mostra vuole regalare una prospettiva di osservazione e interazione personale, nella dimensione “privata” degli ambienti raccolti e intimi del Relais Rione Ponte, osservando da vicino quale legame umano, d’amore o emozione si nasconde dietro l’essenza di ogni opera di Evita e Andrea, farci vedere il quid non visibile a primo impatto, attraverso gli elementi materiali e immateriali, il passato e il presente che creano le stratificazioni dell’ esperienza e del sentimento, la vita vissuta e l’arte realizzata, il mito e la storia.
Ogni singola opera è una tessera di un mosaico, un momento, un “movimento” che va a comporre una sinfonia. Evita e Andrea sono come due musicisti che duettano, capaci e consapevoli di far interagire la propria personalità artistica e umana con le singole caratteristiche stilistiche. Attraverso le stanze del Relais Rione Ponte, scopriamo le note dell’uno e dell’altra, protagonisti della stessa partitura, ognuno con propri strumenti-sentimenti d’indagine fino a confluire nell’opera realizzata insieme, dove l’Anima- Psiche di Evita si incontra con il “cuore”- Amore di Andrea.
Evita Andújar nasce a Ècija, Siviglia, in Spagna.
            Dopo essersi  formata studiando pittura e restauro all’Accademia di Belle Arti di Siviglia ha  frequentato diversi corsi di specializzazione di pittura e arte tra i quali il  Corso Internazionale di Pittura a Cadice diretto dal famoso pittore spagnolo  Antonio López García.
              Dopo aver terminato anche i corsi di Dottorato,  nel 2000 viene in Italia come borsista all’Accademia di Spagna in Roma.
              Da allora ha realizzato numerose mostre in  Italia, Spagna, Inghilterra, Francia, Slovenia ed Emirati Arabi, esponendo con  grandi artisti contemporanei e giovani artisti emergenti.
              Tra i premi più significativi in Italia ha vinto  il Premio G. Casciaro e il Premio Adrenalina, é stata finalista al Premio Arte  Laguna 2016, all’Arsenale di Venezia e, nell’anno 2015 e 2017, finalista al  Premio Arte Mondadori della rivista Arte Cairo Editore.
              Nel 2016 è stata scelta come artista in  residenza al Progetto Bocs Art (Cosenza, IT) e nel 2017 ha vinto il premio  residenza d’artista al Premio Marchionni (Sardegna, IT).
              Le sue opere si trovano in importanti collezioni  come quella della Fondazione Roma, della Collezione Bilotti al Museo Diocesano  di Cosenza e nella Collezione Luciano Benetton Imago Mundi, Spagna.
              Dal 2000 vive e dipinge a Roma.
Andrea Pinchi nasce in una famiglia di  noti costruttori e restauratori di organi a canne. Giovanissimo diventa  designer degli strumenti di suo padre Guido, tra i più significativi dei quali:  Duomo di Arezzo, Kusatsu Concert Hall in Giappone, Tempio della Consolazione di  Todi ed Aula Liturgica San Pio di Petrelcina in collaborazione con Renzo Piano.  Si occupa inoltre del restauro degli organi storici sino al 2014.
            Inizia a dipingere da bambino con il pittore Nereo Ferraris (1911-1975)  compagno della zia, Maria Pia Pinchi, figura fondamentale per la sua formazione  culturale ed artistica. Tra il 1989 ed il 1996 è in contatto con Aurelio De  Felice (1915-1996) dal quale accoglie il suggerimento ad intraprendere la  ricerca del proprio mondo espressivo che lo conduce a quello che Maurizio  Coccia definirà nel 2011 il Pincbau, ovvero la costruzione di opere attraverso  il riutilizzo dei materiali provenienti da antichi organi musicali o da quelli  della propria famiglia, cosa che avviene a partire dal 2005.
            Dal 2011 ad oggi ha esposto a Bari, Basilea, Bruxelles, Como, Firenze, Foligno,  Madrid, Milano, Prato, Roma, Spoleto,Treviso,Verona in collettive e personali. 
  Ha partecipato alla 54 Biennale di Venezia e  fatto mostre istituzionali come al Museo di Palazzo Collicola Arti Visive di  Spoleto, Palazzo Della Penna di Perugia ed al Complesso Monumentale del  Vittoriano a Roma.
    Le sue opere sono in musei, fondazioni e collezioni private a Bari, Bonn,  Basilea, Bruxelles, Dubai, Firenze, Foligno, Liegi, Madrid, Milano, New York,  Padova, Roma, Spoleto e Teheran. Vive e lavora a Roma nel suo studio di Piazza  Campitelli.
          
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